Ogni anno i piatti raccontano una storia unica: di guerra, pace, amore e di momenti indimenticabili.
Il vero collezionista è un bambino che ha appreso la difficile arte di abitare nelle cose che ha raccolto, senza fine.
• Marco Belpoliti •
Tutti abbiamo in casa un posto, più o meno segreto, dove teniamo la scatola dei ricordi.
Li c’è un po’ del nostro mondo, li ci sono le nostre storie.
Perché se c’è una cosa che unisce tutti gli oggetti che abbiamo raccolto e conservato nella nostra vita, quelle sono proprio le storie che ci riportano alla mente quando, magari dopo anni, rispuntano fuori.
L’azienda danese Royal Copenhagen, una delle più antiche aziende al mondo, rinomata soprattutto per i suoi esclusivi prodotti in porcellana, sul “valore delle storie” ha costruito un’intera collezione.
È la Royal Copenhagen Collectibles.
Nata nel 1908, la collezione si compone di una serie di oggetti da collezione che comprendono sempre un piatto, una figurina, una campana, una goccia e una tazza. Ogni anno, ciascuno di questi oggetti presenta un motivo esclusivo, realizzato a mano da artigiani di lunga tradizione e prodotto nel massimo rispetto della filiera artigianale che da sempre caratterizza la lavorazione dei prodotti Royal Copenaghen.
Ogni prodotto racconta una storia unica. Di guerra, di pace, di amore, di momenti indimenticabili.
Un storia che, in fondo, diventa un po’ anche la tua.
Pronto a conoscere da vicino un racconto “di porcellana, artigianato e collezionismo”?
Era il 1895 quando Harald Bing, proprietario della Bing&Grøndahl, ha avuto per la prima volta l’idea di creare un piatto natalizio da collezione. Per quell’occasione Bing si rivolse all’artista svedese Frans August Hallin a cui commissionò il motivo: un cielo notturno di Copenhagen impreziosito da cristalli di ghiaccio.
Hallin decise di incidere il motivo del piatto in rilievo, tecnica che gli permise di ottenere una grande espressività di rappresentazione. Di quel piatto natalizio furono prodotto solo 400 copie. Ma quella data segnò l’inizio di una tradizione natalizia che avrebbe conquistato in poco tempo i collezionisti di tutto il mondo.
Tredici anni dopo, nel 1908, la Royal Copenaghen lanciò il primo piatto natalizio con un motivo della Vergine Maria.
Con i piatti di Natale Royal Copenhagen è nato un nuovo modo di interpretare l’”articolo da collezione”. Non più semplici oggetti, ma racconti in porcellana, storie di un amore profondo per la tradizione unica del grande artigianato danese. Ogni motivo è riportato in vita attraverso centinaia di piccole scanalature, intagli e incisioni che solo gli artigiani più esperti riescono a realizzare.
Ogni piatto Royal Copenhagen è unico, come unica è la storia che racconta per ciascuno di noi.
Il valore delle collezioni Royal Copenhagen nasce in gran parte dalla pregiata tecnica di lavorazione da cui il motivo prende vita.
Tutto inizia con il disegno dell’artista che viene passato allo scultore per creare un modello in gesso del motivo. Questa tecnica è molto complessa perché il colore della lastra finale è influenzato dalla diversa profondità di intagli e incisioni.
Una volta realizzata, la lastra viene poi messa a cottura. Da qui passa nelle mani del pittore che la rende viva grazie al colore blu tipico dei piatti Royal Copenhagen. Il colore viene passato con l’aerografo e poi gradualmente rimosso per far risaltare le sfumature. La pittura su porcellana è estremamente delicata, richiede un’enorme precisione e concentrazione perché anche un solo errore da parte del pittore porta a scartare la lastra.
Ecco perché la decorazione è paragonabile alla firma del pittore stesso; a prima vista le decorazioni possono sembrare identiche, ma ogni pittore è in grado di riconoscere immediatamente il proprio lavoro e quello dei suoi colleghi.
Quando il dipinto è finito, la lastra viene smaltata e poi cotta. Quando la produzione del collezionismo è completa, tutti i modelli in gesso e i modelli di lavoro vengono distrutti. Questo rende il motivo impossibile da ricreare e assicura l’unicità della collezione.
Inoltre, tutti i pittori appongono la loro firma sul retro di ogni singolo pezzo di porcellana dipinto. Qui queste firme individuali si uniscono alle tre onde reali di Copenhagen, che rappresentano i tre stretti danesi: l’Oresund, la Grande Cintura e la Piccola Cintura.
“… Finalmente l’ho trovato. Questo è il vero blu. Oh, come fa la luce. Oh, è fresco come una brezza, profondo come un segreto”
Questa frase è tratta da Il giovane con il garofano da Winter's Tales di Isak Dinesen ed è l’esclamazione dell’anziana signora Helena davanti alla presentazione di un vaso cinese dipinto di blu.
Le decorazioni in blu cobalto dei piatti Royal Copenhagen, infatti, prendono quasi totalmente ispirazione dalle bellissime porcellane cinesi che spopolavano nel lontano oriente.
Nel XVIII secolo, apice della pittura blu in ceramica, le fabbriche di porcellana europee guardavano proprio ad est, verso la Cina, per trovare ispirazione, perché è qui che la tradizione della pittura su porcellana aveva radici profonde.
Frantz Heinrich Müller, fondatore della Royal Copenhagen (allora fabbrica reale di porcellane), non fece eccezione.
Oggi il pigmento blu è silicato di zinco di cobalto ed è proprio il cobalto che fornisce il caratteristico blu. La Royal Copenhagen ha ottenuto il cobalto dalla norvegese Blaafarveværket, la “fabbrica del colore blu”, un’azienda che è stata responsabile del 70-80% di tutta la produzione globale di cobalto nel corso del 19° secolo.
Il disegno, ispirato ad uno scorcio della città di Copenhagen, è dell’artista Allan Therkelsen ed è intagliato a mano nella ceramica dagli artigiani di Royal Copenhagen